Abbazia di Nostra Signora di Paulis: gioiello di Ittiri

Il Nord Sardegna pullula di splendide chiese, basiliche e abbazie.

Nel Comune di Ittiri troviamo una delle più suggestive: l’Abbazia di Nostra Signora di Paulis, risalente al Medioevo e abitata, all’epoca, dai monaci cistercensi.

Le sue antiche vestigia sono incastonate in un paesaggio ameno di incredibile bellezza, fra dolci colline e rilievi rocciosi.

Oggi, Salude&Trigu vi porta alla scoperta della storia dell’abbazia, del territorio di Ittiri e delle leggende che aleggiano attorno all’edificio.

Cenni storici sull’Abbazia di Nostra Signora di Paulis a Ittiri

Realizzata attorno al 1200, l’Abbazia di Nostra Signora di Paulis, in Ittiri, restò operativa con la sua comunità monastica per millenni.

Fu costruita grazie alla donazione da parte del Re di Torres Comita II ai monaci dell’ordine benedettino cistercense, e abitata da monaci fino al tardo Medioevo (1400 circa).

Le mura, ancora ben visibili nel perimetro, sono in pietra calcarea e ricalcano lo stile di edificazione tipico delle maestranze cistercensi al tempo operanti nell’isola.

Oggi, l’abbazia di Ittiri si presenta come un suggestivo rudere che lascia spazio all’immaginazione, riportando in vita le atmosfere, suggestive, dei monasteri medievali.

Attorno all’edificio si ammirano reperti del chiostro e degli ambienti del convento, entrambi annessi all’abbazia e poco distanti dall’edificio pincipale.

La struttura dell’abbazia era a croce commissa, formata da 3 navate divise da archi retti da pilastri. Il transetto ospitava l’abside e due cappelle, posizionate rispettivamente a destra e a sinistra.

Il contesto paesaggistico di Nostra Signora di Paulis

L’Abbazia di Nostra Signora di Paulis si erge in un contesto naturale magico. E’ circondata da verdi colline, rilievi in roccia sedimentaria e che ritroviamo spesso nei paesaggi del Nord Sardegna.

Si trova lungo il tracciato di un’antica strada romana chiamata “s’istrada de sos Padres“, cioè “la strada dei monaci”, poiché collegava l’abbazia di Ittiri a quella di Santa Maria di Corte, a Sindia.

Il nome “Paulis”, invece , riferito all’abbazia, deriva da quello della zona paludosa in cui venne edificata, nota come Paludis o Padulis.

La leggenda dell’abbazia: “il monaco bianco”

Un’affascinante leggenda gravita attorno all’abbazia. Si dice che i monaci che l’abitarono praticassero la magia e l’alchimia. Così, nel corso dei secoli, si diffuse la storia secondo cui, all’interno del monastero, opportunamente secretate, si trovassero delle immense ricchezze.

Come altre simili, la leggenda attirò diversi “cacciatori di tesori”, eppure alcuno di loro, mai, rinvenne tesori nell’abbazia. Da questa storia però nacque un’altra leggenda, altrettanto fascinosa.

Secondo la voce popolare, fra le mura di Nostra Signora di Paulis, in quel di Ittiri, si aggirano i fantasmi dei monaci rimasti a proteggere il famigerato tesoro, che si dice fosse custodito nei sotterranei.

Alcune leggende, si sa, trovano origine dalla realtà storica. In effetti, nell’abbazia visse Padre Piero Cau, da tutti chiamato “su padre biancu” (il monaco bianco), per il colore del suo saio. Padre Cau fu assassinato nel 1958 e venne ritrovato, dopo tante richerche, nel fondo di un pozzo.

Da storia nasce storia e così, ancora oggi, si dice che Padre Cau sia ancora lì, in veste di fantasma, a proteggere i tesori dell’abbazia.

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